L’imprenditore fallito in proprio che si spoglia di ingenti beni personali ed oggetti preziosi integra il delitto di bancarotta per distrazione.

Segnalo sentenza n.18475/2023 − depositata in data 03/05/2023, resa dalla Suprema Corte – sezione quinta penale, che si è pronunciata sul tema giuridico della responsabilità penale dell’imprenditore di fatto dichiarato fallito in proprio che sottrae al ceto creditorio la garanzia offerta dai beni mobili facenti parte del suo patrimonio personale.

Nel caso di specie, la Corte di appello di Messina, per quanto qui interessa, confermava la penale responsabilità dell’imputato in relazione al delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione per avere sottratto dal proprio patrimonio dei lingotti d’oro, orologi di pregio, arredi di lusso ed ingenti somme, pari a oltre 300.000 euro già in deposito presso un conto corrente bancario.

Contro la sentenza resa dalla Corte territoriale veniva interposto ricorso per cassazione dall’imputato per mezzo di plurimi motivi di ricorso per contestare l’affermazione di penale responsabilità.

La Suprema Corte ha rigettato l’impugnazione di legittimità anche sotto il profilo della insussistenza della condotta materiale sostenuta dalla difesa fissando il seguente principio di diritto:

“ E’ del tutto irrilevante il fatto che il prevenuto sia stato dichiarato fallito quale imprenditore di fatto (invece che di diritto quale anche formale esercente un’attività imprenditoriale), restando ferma la circostanza che, una volta pronunciata la sentenza civile che ne ha dichiarato il dissesto, la dispersione del patrimonio personale configura comunque l’ipotesi contestatagli, il delitto di cui all’art. 216, comma 1 n. 1, legge fall..

E la condotta posta in essere dal ricorrente, l’essersi spogliato di un così ingente quantità di beni ed oggetti preziosi, configura certamente quel concreto pericolo che concreta il reato di bancarotta patrimoniale contestatogli (Sez. 5, n. 38396 del 23/06/2017, Sgaramella, Rv. 270763)”.