La rilevanza probatoria della sentenza penale assolutoria per reati fiscali nel processo tributario

Si segnala ai lettori del sito la sentenza numero 12854.2022 – pubblicata il 22.04.2022, resa dalla quinta sezione civile della Suprema corte, che decidendo una controversia tra Amministrazione finanziaria e contribuente, ha affrontato la questione giuridica spesso ricorrente nella prasi giudiziaria degli effetti probatori che la sentenza assolutoria ottenuta in sede penale dispiega nell’ambito del processo tributario.

La Corte regolatrice, sul punto di diritto, ha ritenuto di dare continuità all’orientamento giurisprudenziale dominante secondo il quale, qualora i fatti in contestazione siano i medesimi,  la sentenza penale definitiva ottenuta in sede penale, non produce automaticamente effetti di giudicato nel processo tributario, ma  costituisce una fonte di prova che il giudice tributario non può trascurare.

 

La materia del contendere ed i gradi di merito.

L’Agenzia delle Entrate ricorreva per cassazione contro una società di capitali che resisteva con controricorso, avverso la sentenza con la quale la C.t.r. della Campania, sezione staccata di Salerno, aveva accolto l’appello proposto dalla contribuente contro la decisione della C.t.p. di Salerno che aveva rigettato il ricorso proposto dalla medesima avverso un avviso di accertamento un avviso con il quale erano stati recuperati a tassazione ulteriori ricavi per € 663.702,00, con relative imposte, a seguito di processo verbale di contestazione della Guardia di Finanza che aveva accertato ricavi non contabilizzati per l’attività di «lavori generali di costruzione».

L’accertamento era seguito ad indagini sui rapporti tra la contribuente ed altra società consorella, dalle quali era emerso che, la società sottoposta a verifica fiscale aveva registrato operazioni finanziarie sotto la voce «prestiti alla società – omissis -» con il fine di non dichiarare i ricavi per lavori eseguiti, così avvalendosi della posizione di impresa agricola della seconda società

Il ricorso per cassazione, il giudizio di legittimità e il principio di diritto.

L’Agenzia delle Entrate interponeva ricorso per cassazione contro la decisione della Commissione Tributaria Centrale.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso condannando l’amministrazione finanziaria dello Stato al pagamento delle spese di lite conseguenti alla soccombenza.

Di seguito si riportano i passaggi più significativi tratti dalla parte motiva della pronuncia in commento, afferenti l’argomento trattato con la presente nota alla sentenza 12854/22:

“….Quanto agli esiti del giudizio penale, va ribadito, come del resto affermato nella sentenza impugnata, che nel processo tributario, la sentenza penale irrevocabile di assoluzione dal reato tributario non spiega automaticamente efficacia di giudicato, ancorché i fatti accertati in sede penale siano gli stessi per i quali l’Amministrazione finanziaria ha promosso l’accertamento nei confronti del contribuente.

Ciò non esclude, tuttavia, che la medesima possa essere presa in considerazione come possibile fonte di prova dal giudice tributario, il quale, nell’esercizio dei propri poteri di valutazione, è chiamato a verificarne la rilevanza (Cass., 27/06/2019, n. 17258). A tale principio si è attenuta la sentenza impugnata”.  

By Claudio Ramelli© RIPRODUZIONE RISERVATA