Non evita la condanna per indebita compensazione l’imputato che sostiene la sua estraneità al reato per avere il commercialista presentato l’F/24 a sua insaputa

Si segnala ai lettori del sito la recente sentenza numero 16284.2022, depositata il 28.04.2022 resa dalla sezione terza penale della Suprema Corte che, pronunciatasi su una fattispecie di indebita compensazione, ha ritenuto di dare continuità al dominante orientamento giurisprudenziale di legittimità, secondo il quale la delega conferita al commercialista per eseguire le operazioni fiscali, non esclude la penale responsabilità del cliente (delegante) che sostiene la propria estraneità al fatto di reato, solo perché affidatosi al professionista.

 

Il capo di imputazione ed il doppio grado di merito.

La Procura della Repubblica di Teramo contestava all’imputato, nella sua qualità di legale rappresentante di una società di capitali, il reato (continuato) previsto e punito dall’art. 10 quater d.lgs. n. 74/2000.

Incardinato il processo davanti al locale Tribunale dalla lettura della sentenza in commento si ricava che nel corso dell’istruttoria dibattimentale veniva esaminata una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate la quale aveva riferito che il procedimento penale a carico dell’imputato si inseriva all’interno di una più ampia indagine che aveva consentito di accertare l’esistenza di un commercialista dedito ad effettuare  delle compensazioni,  in assenza dei presupposti normativi e fiscali, in un periodo in cui passavano anni prima che il sistema potesse individuare l’inesistenza del credito.

All’esito del giudizio di primo grado il Tribunale di Teramo affermava la penale responsabilità del giudicabile, poi confermata dalla Corte di appello di L’aquila.

Il ricorso per cassazione, il giudizio di legittimità e il principio di diritto.

Contro la sentenza emessa dalla Corte territoriale aquilana interponeva ricorso per cassazione la difesa dell’imputato articolando plurimi motivi di ricorso.

Per quanto qui di interesse con un motivo di impugnazione era stato denunciato vizio di legge della sentenza afferente il tema della colpevolezza, non potendo l’imputato rispondere della indebita compensazione in quanto gli F/24 richiamati nell’editto accusatorio era stati presentati dal commercialista a sua insaputa.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso e nel rispondere alla superiore doglianza ha osservato che l’affidamento al professionista dell’incarico di presentare i modelli F24 non poteva condurre a ritenere che il delegante fosse sollevato da ogni responsabilità, evidenziando, inoltre, che il mancato pagamento delle tasse per due annualità, era circostanza indicativa della preordinazione dolosa da parte dell’imputato delle compensazioni indebite al di là dell’operato del commercialista.

By Claudio Ramelli© RIPRODUZIONE RISERVATA